La realtà vitivinicola locale, grazie all’azione di rinnovamento intrapresa dalla Comunità Montana di Valle Camonica e alla passione di giovani coltivatori, in
anni recenti si è consolidata come un vero e proprio sistema di riferimento nell’ambito della produzione agroalimentare del territorio.
La sfida di favorire la crescita qualitativa e il valore economico del vino camuno sta toccando alcune tappe significative, come nel 2003 il riconoscimento del marchio IGT – Indicazione Geografi ca Tipica – per molte etichette di produzione locale e la costituzione del Consorzio Vini IGT Valle Camonica, sorto nel 2004 per promuovere e valorizzare la produzione vitivinicola del luogo.
Un ulteriore passo in questa direzione è stato compiuto dal Gal di Valle Camonica e Val di Scalve, ente comprensoriale che ha avviato il progetto di realizzazione di un percorso enogastronomico e naturalistico: la cosiddetta “Strada del vino”.
I numeri che contraddistinguono la produzione vitivinicola locale confermano la volontà del territorio a impegnarsi nel rilancio di questo comparto. In una superficie vitata di oltre 150 ettari, operano oltre 500 viticoltori e una ventina di aziende vitivinicole con relative cantine (fra queste cooperativa vitivinicole che riunisce numerosi soci produttori): il risultato finale è rappresentato da oltre trenta etichette prodotte nel raggio di pochi chilometri.
D’altronde la tradizione vitivinicola camuna ha origine lontane, probabilmente medievali ed è proseguita sino agli inizi del Novecento. La Valle Camonica si collocava nell’arco alpino tra le prime regioni a vocazione vitivinicola per estensione dei vigneti e produzione complessiva di vino: una propensione
sostenuta dalla buona esposizione solare del territorio e dal secolare lavoro di realizzazione dei terrazzamenti. Se ne intravedono ancora oggi le tracce lungo tutta la valle, alzando lo sguardo a mezza costa. Per secoli la rinomanza del lanzato, vino che prendeva il nome dall’omonima località a Piamborno, ha reso famoso il nostro territorio a nobili e potenti, che acquistavano questo vino per le occasioni importanti, come la vincita di una battaglia o la firma di un matrimonio tra famiglie benestanti.
Poi l’agricoltura di montagna ha ceduto il passo ad attività considerate più redditizie e remunerative; i piccoli produttori hanno deciso di trasferirsi in pianura o di dedicarsi ad altri lavori dal reddito più costante e sicuro. Sulla scia di questo orientamento, la Valle Camonica per anni è stata un’area poco rinomata
per la produzione di vino, nonostante lo stretto legame storico e le peculiarità del terreno, assai idoneo alla coltura della vite. Il generale abbandono dei lavori agricoli e la maturazione delle uve rimaste nei vecchi impianti hanno livellato la produzione vinicola verso l’autoconsumo.
Molte famiglie hanno di fatto continuato a produrre il vino per uso domestico e a conservarlo nella cantine scavate nella roccia, proseguendo la tradizione
della viticoltura.
Dalla fine degli anni Novanta questa tendenza è cambiata e alcuni produttori camuni, grazie anche al sostegno delle istituzioni pubbliche, hanno dato una nuova impronta alla viticoltura valligiana, adottando le più moderne tecnologie di vinificazione e attuando numerosi interventi di recupero di vigneti e di
terrazzamenti. Questo nuovo approccio in pochi anni ha dato ottimi risultati e collocato i vini camuni in posizioni di rilievo, non inferiori ad altre realtà
nazionali storicamente più blasonate.
I singoli appezzamenti stanno gradualmente crescendo di dimensioni, pur nelle oggettive criticità nella pratica dell’agricoltura di montagna, come i
dislivelli del terreno, la difficoltà di raggiungimento, l’impossibilità dell’uso di macchine agricole e la scarsità d’acqua.
Ciononostante, grazie a una politica di recupero accorto dei vigneti, a sistemi adeguati di sostegno e a pratiche agricole aggiornate, in Valle Camonica si è potuta avviare una ripresa significativa della viticoltura, riuscendo a raggiungere negli ultimi anni un notevole livello qualitativo dei prodotti coltivati.
Le zone di produzione viticola si possono distinguere in tre macro aree: da Sellero a Breno, comprendendo i comuni con territorio inserito nel conoide della
Concarena (Capo di Ponte, Ono San Pietro, Cerveno, Losine) e le superfici vitate dei comuni di Ceto, Niardo e Braone; la zona della Val Grigna con le superfici vitate nei comuni di Bienno, Berzo Inferiore, Esine, Cividate Camuno, Malegno; infine, i caratteristici terrazzamenti della zona del Lanzato in
comune di Piancogno, Darfo Boario Terme (Gorzone, Erbanno, Angone), Angolo Terme, Gianico ed Artogne.
I vitigni maggiormente presenti in Valle sono soprattutto il Merlot ed il Marzemino, per quanto riguarda i vitigni a bacca nera. Muller Thurgau, Incrocio Manzoni e Riesling Renano risultano i più diffusi fra i vitigni a bacca bianca. Vi sono inoltre vitigni autoctoni, che purtroppo stanno scomparendo, come il
Valcamonec, L’Erbanno ed il Sebina. La Valle Camonica si fa inoltre apprezzare per un ottimo bollicine (VSQ).
In futuro la nuova frontiera della viticoltura valligiana sarà orientata sempre di più a un modello sostenibile di coltivazione e produzione.
Grazie all’impianto di varietà resistenti – con riduzione dei trattamenti antiparassitari – si potrà rafforzare un sistema produttivo consapevole, nel rispetto dell’ambiente e a garanzia dei consumatori.